ALEKSANDAR STAMENOV
FIGURATIVE
L'arte è dolore che entra da fuori, felicità che ferisce dentro,
un livido di colore sul pavimento...
STATEMENT
SONO DELLE PRESENZE
quel che vedete, quali non hanno l’obiettivo di essere semplici ritratti, non sono figure casuali poste ad abbellire il fondo della tela ma sono forme cariche di psicologia e di interiorità invasiva, tanto nello sguardo quanto nelle rughe, nei loro arti e movimenti, sebbene ferme. Sono prima di tutto “Corpi” fermi nella loro indole, materia pensante che respira e si contorce, alienata dalla realtà in cui si trova a posare divenendo come un manichino svestito dalla propria ombra e rivestito di un’altra, quella della mente e quella del respiro.
Presentare un senso di esistenza, tentare di scavare l’esperienza di quel corpo ospite che entra nel mio atelier o che conversa o tace sul mio taccuino seduto al bar, al parco, sull’autobus. Cogliere il momento e tutta la sua essenza nascosta ad un occhio superficiale.
Dipingere qualcosa o qualcuno non vuol dire fare un ritratto ma cercare, come diceva Dostojevskij, l’idea che si nasconde dietro quel viso – il mio, tramite numerosi “Autoritratti”, come quello di qualcun altro, attraverso la sua presenza per poi confergliene un’altra sul foglio o sulla tela.
Inizio a tracciare le prime cicatrici sulla superficie del supporto (e già che si chiama supporto deve poter essere in grado di supportare la tensione della “Presenza” che il pittore ne traccerà sopra) con qualsiasi cosa possa lasciare una traccia visibile del gesto e dei segni; passo ad un tratto unico, scuro e più netto ed in seguito al colore per poi ritornare all’ultimo a graffiare, col manico del pennello o qualsiasi altra cosa, così da smuovere ancora una volta il primordiale gesto da cui si era partiti. Tutto ciò si sussegue con azioni fluide o nervose, che non si cancellano nè si ripetono, come il tempo con gli istanti che sovrappone, scalfisce, rimodella e distrugge tutto quel che di iniziale c’era, sì… ma non cancella.
Dipingere attraverso un flusso di coscienza mentre se ne osserva un altro, apparentemente immobile ma vibrante – quello della “Presenza”. Un’immagine di forte espressività nei volti, carica di serenità nel colore, ma di altrettanta malinconia nelle forme.
Quando si osserva un corpo che si muove, che cammina o che si ferma, che gesticola o parla, in esso si cela tanto il vissuto che ad esso appartenente, quanto il tuo (di te che lo osservi) ma anche quello di un popolo intero che lo giudica.
PHOTOS BY JUANNI WANG